PhD Design al Festival della Scienza

Festival della Scienza a Genova

Lo IUAV parteciperà al prossimo Festival della Scienza di Genova (26.10 – 07.11.2007), con una serie di eventi e laboratori dedicati al design (in particolare, gli oggetti legati al vino e alla pasta). E’ in preparazione anche un laboratorio sui nuovi materiali (e i nuovi oggetti) usati in cucina.

Chi dei dottorandi fosse interessato a cogliere questa occasione e condurre una ricerca su quest’ultimo argomento può contattare:
Simona Morini, simona.morini(at)gmail.com

Informazioni più dettagliate trovate in questi due file pdf:
La_Scienza_dell_Alimentazione.pdf | Documento del Festival della Scienza
IUAV-la-scienza-in-cucina.pdf | Documento IUAV sulla partecipazione

Pietro Montefusco 2: istruzioni esercitazione

Con riferimento alle prime giornate del ciclo di lezioni di Pietro Montefusco ecco le “istruzioni” per l’esercitazione che dovrà essere presentata martedì 27 marzo.

Tema: la scrittura di progetto / un sistema notazionale del III tipo, come visto in aula: modellizzazione per comportamenti, ovvero non strutturale e non procedurale, in grado di risolvere i problemi che tali sistemi comportano; il III tipo può essere inteso come evoluzione del II tipo in una prospettiva algoritmica di macchina/automa a stati finiti (stato del sistema/evento/azione/cambio di stato).
Oggetto: è stato suggerito di prendere in esame il caso di amazon.com non però in generale bensì per il carrello di acquisto e la gestione dei dati di membership/pagamento/spedizione collegati; si suggerisce inoltre di riflettere anche sulla relazione tra la consultazione del catalogo (tema da infodesign) e l’acquisto (tema da interaction design).
Come: Montefusco scripsit: “sentitevi liberi di ‘scrivere’ il rilievo come meglio ritente: non esiste la ‘risposta giusta’ e valuteremo insieme i vostri lavori nei termini della efficacia della soluzione rispetto ai tre livelli della notazione (autorappresentativo/valutativo per il progettista, comunicativo/approvativo per il committente, prescrittivo per la produzione)”.

Appuntamento quindi alla prossima settimana:
mar 27 marzo: revisione collegiale dei lavori
mer 28 marzo: mattina revisione
mer 28 marzo: pomeriggio ore 17 conferenza all’interno del ciclo di incontri Any Wednesday: Pietro Montefusco parla di Progetto, notazione e interazione con sistemi complessi: della utilità di vedere le cose da lontano

design+energia+innovazione: primo incontro, 20 marzo

design_energia1

martedì 20 marzo 2007, ore 14.30-17.00
Camera di Commercio, Piazza Borsa, Treviso
organizzato dal Corso di laurea specialistica in disegno industriale del prodotto, avrà luogo il primo incontro del ciclo “design energia innovazione
sul tema “Produttori e distributori, stato dell’arte e problemi aperti”
coordina Jacopo Giliberto, giornalista del Sole24Ore
intervengono
Federico Tessari, presidente Camera di Commercio di Treviso
Carlo Magnani, rettore Università Iuav di Venezia
Ivan Strozzi, amministratore delegato Enia
Andrea Valcalda, responsabile Enel Progetto Ambiente e Innovazione
Armando Zingales, presidente Vesta

Pietro Montefusco: strutture, procedure e…

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Ha avuto avvio oggi il ciclo di incontri con Pietro Montefusco che ci vedrà impegnati per quattro giornate sul tema “procedure notazionali per sistemi complessi“, ovvero sulla scrittura del progetto, in particolare per prodotti digitali complessi.
Fatte le presentazioni, la prima giornata è trascorsa intensamente illustrando modalità e importanza della scrittura del progetto all’interno delle dinamiche aziendali – la cui utilità può essere valutata in termini di prescrizione, di comunicazione/approvazione e di comprensione/valutazione – e quindi con la delimitazione del campo – fra information design, interface design e interaction design – verso la comprensione dei diversi livelli di complessità di tali prodotti: strutturali, procedurali e… Il terzo livello – ancora da “rivelare” – è l’obiettivo di questa esplorazione, che punta alla definizione di una autonomia disciplinare incentrata piuttosto sul versante “funzionale”, del fare/operare, che su quello del sapere, già molto esplorato anche dalla letteratura di settore.
Domani si prosegue con il rilievo di alcuni prodotti procedurali.

Toto_portatile

Per i giorni 15-16 marzo dovremo, come sappiamo, avere disponibile un numero adeguato di laptop. Poiché si sta determinando un giro infinito di email, ecco la situazione:

Pietro Montefusco > pc + cavo
Carlo Bassetti > pc + cavo lan
Emanuela Bonini > no
[Elena Brigi]
Simona Casarotto > mac + cavo eth
Ivonne Conzatti > pc + cavo eth
Valentina Croci > solo venerdì: pc + cavo eth
Giovanni Crosera
Maddalena Dalla Mura > mac + cavo eth
Davide Fornari > mac + cavo eth
Kristian Kloeckl > mac + cavo eth
Fabrizio L’Abbate
Suzana Laub > mac + cavo
[Griselda Ramirez Feltrin]
Simona Romano > pc + cavo eth
Federico Traverso

vi prego di scrivermi per segnalarmi la vostra situazione in merito, così che io possa aggiornare.

15-03: riunione per room50.org

per tutti i dottorandi interessati ci sarà una riunione in pausa pranzo nella giornata del 15 marzo in cui c’è il seminario di pietro montefusco. come ordine del giorno ci sono attualmente i seguenti punti. chi volesse proporre altri temi da affrontare li aggiunga come commento.

i punti sono:
– grafica del sito (e rapporto grafica sito e grafica blog; anche in relazione a iuav)
– minimum help: chi ha più dimestichezza in aiuto di chi non sa come fare, così da predisporre tutte le pagine personali (almeno una prima versione) e spiegare come postare nel blog
– (conseguentemente: rinnovare invito a tutti a scrivere post)
– calendario: forse si potrebbe dare un criterio alle segnalazioni per evitare l’affollamento (se fanno un workshop a londra a cui pochissimi di noi possono essere interessati, ha senso segnalarlo? forse andrebbe meglio, come ha fatto davide per alcune cose, mettere un post nel blog e lasciare più “respiro” al calendario in modo che siano evidenti le attività di primario interesse)
– podcast/itunes: decisione collettiva.
– spam: problemi tecnici: sappiamo risolvere l’attacco spam o dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno?

– come raccogliere su room50 una bibliografia composta da entries dei dottorandi. recensioni linkate scritte dai dottorandi.
verificare presenza dei libri in biblioteca iuav e in caso di assenza usare questo elenco come filone per espandere la parte dei libri legati a tematiche di product/ communication design.

– la possibilità di inserire logo iuav e quindi rendere un poco più riconoscibile l’appartenenza del sito.
– apertura ad altri dottorati di design al nostro blog?
– quando comunicare e fare conoscere anche all’esterno il sito/blog (prima pagina iuav)

Storia del design, II: storia per la teoria (o per le teorie)

Una dichiarata e precisa proposta di metodo è stata la lezione di Raimonda Riccini, L’artefatto al centro. Il tema è quello della storia e della/e teoria/e del design: dato un legame non disconoscibile fra storia e teoria, questo si spiega non solo e non tanto nel senso che non c’è l’una senza l’altra ma soprattutto nel senso che la storia aiuta a capire quale sia l’oggetto della teoria. Proporre allora una metodologia di indagine storica significa aprire a inedite ed eloquenti analisi della complessità del design e degli artefatti, quindi a differenti teorie su di essi. Significa prendere le distanze da come fino a oggi si è “raccontato” e teorizzato il design, da modalità che ormai esibiscono tutti i loro limiti e oltre le quali si affacciano contributi altri, come quello appunto proposto da Riccini che nello specifico si giova delle acquisizioni della storia della tecnologia e dell’innovazione.
Ora, se per esempio la storia dell’arte, pur per bocca di ben distinti interpreti (si pensi, citare due estremi, a Erwin Panofsky e Arnold Hauser), conosce il proprio oggetto, per la storia e la teoria del design l’oggetto resta ancora da precisare. Si rende allora necessaria primariamente una ricognizione su quel che è stata la storia/storiografia in questo settore e quindi una indicazione di prospettiva. Per il primo punto si possono individuare tre fasi:
1. Fase predisciplinare, connotata da due proposte storiografiche opposte che hanno a lungo conformato gli studi successivi, ovvero Nikolaus Pevsner (Pioneers of Modern Design [1936], si veda la recente edizione Yale University Press 2005, che con i suoi “pionieri” ha posto l’accento sugli aspetti individuali, sugli autori degli artefatti, e Siegfried Giedion (Mechanization Takes Command, 1948, trad. it. L’era della meccanizzazione, 1967; si veda la recensione in “The Art Bulletin”), con la sua indagine sulla meccanizzazione degli oggetti come transizione dall’antico al moderno, in cui emerge il tema del design “anonimo”, per cui conta non tanto il singolo autore ma l’oggetto stesso. Si tratta di fase predisciplinare perché ancora non si parla propriamente di “design” e i due autori sono cresciuti ancora nell’alveo della storia dell’arte, all’interno di una tradizione “vasariana” della storia (in cui ha rilievo il nesso opera-autore).
2. Fondazione disciplinare, ovvero la fase in cui, dopo la seconda guerra mondiale e con il definitivo affermarsi della produzione di massa, si precisano alcune tematiche e a livello internazionale si cominciano a costruire storie, storiografie che riguardano lo specifico tema del design, pur ancora non libere dalla precedente tradizione; per fare dei nomi, da Adrian Forty (Objects of Desire. Design and Society Since 1750) a Renato De Fusco (Storia del design). Si tratta di un trentennio in cui vengono costruiti metodologie, pezzi di storia, ma sempre conservando un ruolo rilevante alla figura dell’autore. Accanto a queste storie che certamente hanno aiutato a definire l’oggetto dello studio, sono comparse inoltre le prime sintesi teoriche (Tomás Maldonado, Gillo Dorfles, Vittorio Gregotti, che è stato fra i primi a spostare l’attenzione dall’autorialità alla cultura dell’industria, fino a Maurizio Vitta ecc.).
3. Consolidamento disciplinare, la fase attuale, in fieri, in cui non solo si sono precisati gli studi sul design (si possono nominare Sergio Polano, Alberto Bassi, fra altri) ma gli artefatti sono ormai divenuti oggetto di varie discipline e il design è riconosciuto anche da altre storie come fattore di rilievo. Per questo si veda come esemplificativo il libro di Wiebe E. Bijker, La bicicletta e altre innovazioni (1998) là dove parla della bachelite e dedica un capitolo al ruolo dei designer in rapporto alla valorizzazione di quello che è stato il primo materiale totalmente sintetico, segnalando quindi come il designer sia divenuto uno degli attori di rilievo del “sistema sociotecnico”.

Proprio quest’ultima nozione, è al centro del modello di indagine proposto da Riccini, una metodologia per avvicinarsi all’oggetto della teoria del design che si giova degli sviluppi della storia della tecnologia e dell’innovazione (per un panorama della disciplina si è suggerito di esplorare Patrice Flichy). Variamente usata in diversi ambiti, ma precisata dagli studi di Thomas P. Hughes sulla nascita del sistema elettrico americano, la nozione di sistema sociotecnico implica che nella (e nel ricostruire la) storia della innovazione tecnica, di un sistema, non si danno soggetti singoli o corridoi tecnologici singoli che possano essere percorsi in maniera lineare, tappa dopo tappa con un approccio deterministico e internalista, bensì esistono differenti soggetti, attori ed elementi sociali e non solo tecnici, di cui devono essere intese e messe in luce le relazioni e la dinamica, con un continuo passare dall’uno all’altro. Un approccio che si distingue da quello di matrice invece ottocentesca, costruito sull’idea di un progresso lineare tutto interno alla tecnica e che, al di là dell’enfasi in alcuni casi posta piuttosto sul versante sociale (per esempio Bruno Latour), si offre come interessante modello specialmente per una disciplina, e una pratica, quale il design laddove “progettare la forma significa coordinare, integrare e articolare tutti quei fattori che, in un modo o nell’altro, partecipano al processo costitutivo della forma del prodotto […] fattori relativi all’uso, alla fruizione e al consumo individuale o sociale del prodotto (fattori funzionali, simbolici o culturali) quanto a quelli relativi alla sua produzione (fattori tecnico-economici, tecnico-costruttivi, tecnico-sistemici, tecnico-produttivi e tecnico-distributivi)” (International Council of Societies of Industrial Design).

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Storia del design, I: storia per la critica

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Un passo indietro, di cosa si è parlato questa settimana durante gli incontri dell’attività didattica? Storia del design, teoria del design e critica. Alberto Bassi e Raimonda Riccini hanno posto al centro dei loro interventi (rispettivamente 7 e 8 marzo) il metodo e l’oggetto per una storia del design che in Italia ancora pare richiedere un certo lavoro. “Ancora”, pur con la presenza di alcuni filoni e figure di riferimento e con buone premesse che – segnalate in queste occasioni – attendono ulteriori o diversi sviluppi.
Va detto che da questa settimana disponiamo di un ottimo strumento di registrazione (grazie Davide!) e che le lezioni complete possono essere ascoltate e riascoltate attingendo ai Materials del nostro sito, dove si trovano anche le slide con immagini e citazioni.
E allora, senza cercare di riprendere per filo e per segno quanto detto, quel che tento è, parzialmente, fissare alcuni passi chiave perché, affrontando il complesso tema – il medesimo, mi pare – con diversi punti di vista e obiettivi (l’uno piuttosto orientato alla critica del contemporaneo, l’altro alla definizione della teoria; forse “puntuale”, ma in senso lato, l’uno, sistemico l’altro; però credo senza reciproca esclusione), Bassi e Riccini hanno permesso a noi dottorandi – indipendentemente dall’oggetto di ricerca specifico, giacché per la storia si deve passare – di cominciare o continuare a comporre una visione – i.e. un quadro – della storia del design (in Italia ma non solo). Un quadro, come detto, nutrito di riferimenti precisi che consentono di fare ordine, come gli utilissimi rinvii bibliografici che entrambi hanno fornito e che certamente aiutano a leggere i differenti approcci o le linee indicate; e dal quale ciò che emerge con chiarezza è, se vi fosse ancora il dubbio, che design non è e non può/deve essere inteso come questione d’autore (e si veda, per converso, una mostra attualmente in corso sui cui criteri i due docenti hanno correttamente espresso ampie riserve: Il Modo Italiano. Design e avanguardie artistiche in Italia nel XX secolo).

Cominciamo quindi da Alberto Bassi che raccontando del suo volume Il design anonimo in Italia. Oggetti comuni e progetto incognito di recente pubblicazione (Electa; si veda il comunicato riportato in pagina web del sito del Mart) – già ampiamente recensito sia pure con qualche stranezza (dall’erronea attribuzione a Munari di alcuni oggetti comparsa sul Domenicale del “Sole 24 Ore” a quel tale giornalista che, scrivendo su “La Repubblica”, dice di aver portato le bozze del libro con sé per sfogliarle insieme a Enzo Mari; si veda la pagina 19 dell’edizione di domenica 25 febbraio) – ha voluto, prima di illustrare alcuni degli oltre 70 oggetti inclusi nella sua ricerca, esporre obiettivi e metodi della stessa, traendo spunto per indicare alcune vicende della storiografia italiana e altresì talune motivazioni personali che lo hanno mosso.
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